Cat: News - Domenica 27 Gennaio 2019
Comprare un'azione Acquistare una quota di proprietà e quindi di capitale di una società per azioni significa comprare un'azione. L' azion...
Cat.: News - Venerdì 07 Dicembre 2018
Cat.: News - Venerdì 30 Agosto 2019
Proteggono i tuoi risparmi in caso di default di un sistema economico oppure nell’ipotesi di una crisi finanziaria, i beni rifugio sono dei prodotti fisici. Si caratterizzano perché il loro valore accresce in condizioni estreme di mercato e possono rappresentare una valida opportunità di migliorare il rapporto rendimento-rischio del tuo portafoglio ed essere uno strumento per diversificarlo. Solitamente i beni rifugio più diffusi sono: materie prime preziose come oro e argento, beni immobili, opere d’arte, valute estere forti come dollaro americano, franco svizzero e yen giapponese. La loro funzione è quella di proteggere il capitale, di non farlo crescere ma mantenerlo nel tempo. La maggior parte di essi però non sono però regolamentati da un mercato ad hoc e dunque i costi di transazione sono molto alti e non è detto che ci sia sempre disponibile una controparte disposta ad acquistare ciò che noi vogliamo vendere (pensate alle case). A questo bisogna aggiungere anche i costi di stoccaggio delle merci i beni devono essere custoditi in un luogo sicuro per il loro grande valore (pensate all’oro).
Tra le due anime di mercato, in questo momento prevale quella rialzista. Infatti Wall Street è vicina ai massimi di tutti i tempi, considerando che ci troviamo in un periodo in cui la volatilità è sicuramente bassa, anche Piazza Affari sta registrando un progresso che si avvicina al 20% da inizio anno. Per confermare questo momento “idilliaco”, dobbiamo osservare l’andamento dei beni rifugio: tendono a salire quando i mercati sono in ribasso e al contrario scendono quando la situazione è positiva. Quindi in questo momento di forte positività ( come la prima parte del 2019) ecco presentarsi la parte fragile di questi asset definiti sicuri: invece di restare fermi e tranquilli perdono terreno, diventando quindi una zavorra per il nostro portafoglio.
Il livello più alto degli ultimi 10 mesi l’oro l’ha registrato dopo la metà di febbraio toccando 1.341 dollari l’oncia. Il suo rialzo annuo era stato del 4,5 x cento fino a quella data. Da allora la situazione ha iniziato a scendere fino alla quotazione di 1.288 dollari di tre giorni fa (in linea con dicembre). Possiamo dire che dall’inizio dell’anno l’oro ha completamente volatilizzato il suo guadagno. Cerchiamo di capire cosa è successo. L’accordo sui dazi fra Cina e Usa è stato visto favorevolmente da molti investitori e quindi ha dato vita all’ipotesi realista di una soluzione della guerra commerciale facendo alzare l’asticella della propensione al rischio così da favorirne un deflusso di capitali dagli asset più prudenti a quelli più rischiosi. Il secondo indice che ha favorito la propensione al rischio è stata la decisione della Federal Reserve: una banca centrale colomba ha stoppato il rialzo dei tassi del 2019, fermando anche la riduzione del bilancio, tema centrale per chi ha investito negli ultimi mesi del 2018.
Vediamo il Franco Svizzero perdere nei confronti dell’Euro quasi il due per cento dall’inizio dell’anno. Il bancomat mondiale degli investitori, definito così lo Yen, bene rifugio valutario per eccellenza, ha toccato i minimi sul dollaro dall’inizio dell’anno. In più dalla Cina arrivano dati di un forte rialzo sull’export di marzo e sulla crescita del credito. Si è invece allontanato il pericolo di una no-deal Brexit, dopo che è stata concessa un’estensione di 6 mesi. Bisogna però pensare che nel prossimo mese di maggio la situazione potrebbe ribaltarsi: sappiamo che i mercati sono stagionali e negli ultimi anni il mese di maggio è stato caratterizzato da vendite di asset rischiosi.
Arrivederci al prossimo aggiornamento.
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