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Cat.: News - Venerdì 07 Dicembre 2018
Cat.: News - Venerdì 30 Agosto 2019
La moneta utilizzata quotidianamente da noi italiani compie in questi giorni 20 anni. L’Eurozona comprende ben 19 Stati, ma inizialmente fu presente in 11 paesi ( rispetto ai 15 che formavano l’UE) quali Spagna, Portogallo, Paesi bassi, Lussemburgo, Italia, Irlanda, Germania, Francia, Finlandia, Belgio e Austria ( la Grecia si aggiunse solo due anni dopo). Il suo ingresso nella storia fu nel 1999 solo per transazioni finanziarie e contabili, successivamente 3 anni dopo anche monete e banconote entrarono nell’uso quotidiano di tutti noi. Altri 7 paesi negli anni a venire aderirono all’ingresso di questa nuova moneta: Cipro, Malta, Slovacchia, Estonia, Lettonia ed infine la Lituania.
In un’intervista il presidente della BCE Draghi ha rilasciato una dichiarazione che parla dei giovani di oggi. Loro, i giovani, non possono avere nessuna malinconia della vecchia lira, non l’hanno mai effettivamente conosciuta. I trentenni e quarantenni di oggi ricordano invece molto bene le vecchie “mille lire” o le monetine da 5/10 lire anche con un po’ di nostalgia in verità, perché conosciamo la fatica ed il percorso non facile che abbiamo affrontato in questi anni per convincerci che avere la moneta unica sia stata una “buona cosa” per il nostro Paese. Siamo comunque ben consapevoli dell’importanza di far parte dell’Euro.
C’è sempre stato questo dubbio che ha accompagnato questi anni il cambiamento monetario. Quando il ministro del tesoro firmò il Trattato di Maastricht, era consapevole del fatto che l’Italia poteva non essere pronta. Allo stesso tempo rimarcava l’importanza di far entrare l’Italia a far parte del vertice Europeo. In questi 20 anni l’Italia ha visto cadere drasticamente il potere di acquisto. Il sole 24 ore ha stimato una perdita del 3,8% dal 1999 ad oggi. Nel corso degli anni il nostro paese non ha adottato misure per ridurre la sua competitività legando la sua economia ad alta inflazione all’export tedesco. Ha perso una guerra di logoramento. Il calo della produttività, la bassa crescita, la crisi della politica industriale e una politica fiscale restrittiva possono essere i fattori interni che hanno aggravato la recessione.
Tra il chiaro e lo scuro questo progetto era nato sotto tante speranze di crescita comune, stabilità e soprattutto di unità. La velocità dell’Europa del nord ha fortemente penalizzato la nostra economia che viaggia più a rallentatore. Oggi l’Euro è comunque una realtà internazionale legata ad una 60ina di Paesi anche restando una non ottimale unione monetaria come traspare dalle dichiarazione degli economisti e dai vertici dell’Ue. Proveremo fra altri 20 anni a fare il punto della situazione sperando in un quadro decisamente migliore.
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