Cat: News - Domenica 27 Gennaio 2019
Comprare un'azione Acquistare una quota di proprietà e quindi di capitale di una società per azioni significa comprare un'azione. L' azion...
Cat.: News - Venerdì 07 Dicembre 2018
Cat.: News - Venerdì 30 Agosto 2019
Si conclude il 2018 e sono stati tanti gli elementi di incertezza sulla politica globale. Si perpetueranno? Il 2018 è stato caratterizzato dalla politica che ha influenzato ed influirà sempre di più l’economia del 2019. Questo è evidente per esempio negli Stati Uniti dove c’è stata una forte discontinuità con l’amministrazione Trump, in tanti paesi europei c’è stata una prevalenza di sovranismo ma non pensiamo soltanto all’ Italia ma anche all’Ungheria, alla Polonia, alla Francia. E’ un mondo in cui è diventato più difficile fare previsioni, perché le decisioni di politica economica incidono di più sul comportamento degli investitori, delle famiglie e delle imprese.
Le banche centrali hanno avviato una rotta diversa nel 2018 che si completerà nel corso del futuro prossimo. Abbiamo sentito parlare Draghi questa settimana e quello che ne è uscito è che le banche centrali temono di commettere errori gravi. Quali potrebbero essere? Uno di questi potrebbe essere quello di alzare i tassi di interesse quando l’ economia in realtà può essere ancora debole ed al contrario essere troppo accomodanti quando ci sono dei rischi di inflazione. La storia in effetti dimostra che in molti casi ci sono stati degli errori anche in Europa, alzare i tassi quando stavamo per andare in recessione è un esperienza nostra o negli Stati Uniti alzare i tassi di interesse per combattere l’ inflazione troppo forte e portare l’economia americana in recessione. Speriamo l’esperienza passata non ci faccia ripetere gli stessi errori. L’ inflazione va sicuramente tenuta sotto controllo.
Inevitabilmente dobbiamo anche parlare di spread. In Italia abbiamo lo spread che ci meritiamo? Oggi lo spread è cosi alto per via di una serie di incertezze legate alla finanza pubblica, alle decisioni della manovra di bilancio ed all’esiguo rischio che qualche investitore ancora percepisce che l’Italia voglia uscire dall’unione monetaria. Questi rischi potrebbero schiarirsi a breve sulla base dei fondamentali dell’economia italiana. Noi dovremmo avere uno spread a 200/210 e non a 269 che abbiamo oggi. Nessuno è indovino e se queste incertezze svaniranno potremmo avere una fase di interessante apprezzamento dei nostri BTP. Lo spread ai livelli attuali sarebbe invece coerente e giustificato in caso di un downgtrade da parte delle agenzie di rating.
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